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rebbe el peggiore di tutti, perché non vi è naturale, né vi
può essere accetto, come non è anche la tirannide; e per
le ambizione e discordie loro farebbono tutti quelli mali
che fa la tirannide e forse più: dividerebbono presto la
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Francesco Guicciardini - Ricordi
città, e de beni che fa el tiranno non ne farebbono nes-
suno.
213. In tutte le resoluzione e essecuzione che l uo-
mo fa, s ha ostaculo di ragione in contrario, perché nes-
suna cosa è sì ordinata che non abbia in compagnia
qualche disordine: nessuna cosa sì trista che non abbia
del buono, nessuna sì buona che non abbia del tristo;
donde nasce che molti stanno sospesi, perché ogni pic-
cola difficultà dispiace loro: e questi sono quelli che di
natura si chiamano rispettivi, perché a ogni cosa hanno
rispetto. Non bisogna fare così, ma, pesati gli inconve-
nienti di ciascuna parte, risolversi a quelli che pesano
manco; ricordandosi non potere pigliare partito che sia
netto e perfetto da ogni parte.
214. Ognuno ha de difetti, chi più e chi manco;
però non può durare né amicizia, né servitù, né compa-
gnia, se l uno non comporta l altro. Bisogna conoscere
l uno l altro e, ricordandosi che col mutare non si fuggo-
no tutti e difetti ma si riscontra o ne medesimi o forse in
maggiori, disporsi a comportare, pure che tu ti abbatta a
cose che si possino tollerare o non siano di molta im-
portanza.
215. Quante cose fatte sono biasimate che, se si po-
tessi vedere quello che sarebbe se non fussino fatte, si
loderebbono! quante pel contrario sono lodate che si
biasimerebbono! Però non correte a riprendere o com-
mendare secondo la superficie delle cose e quello che vi
apparisce innanzi agli occhi: bisogna considerare più a
drento, se volete che el giudicio vostro sia vero e pesato.
B 62 [A 37]. Quando si fa una cosa, se si potessi sa-
pere quello che sarebbe seguito se non si fussi fatta questa o
se si fussi fatto el contrario, molte cose sono biasimate e lau-
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Francesco Guicciardini - Ricordi
date dagli uomini che si conoscerebbe meritano contraria
sentenza.
216. Non si può in questo mondo eleggere el grado
in che l uomo ha a nascere, non le faccende e la sorte
con che l uomo ha a vivere. Però a laudare o riprendere
gli uomini s ha a guardare non la fortuna in che sono,
ma come vi si maneggiano drento: perché la laude o
biasimo degli uomini ha a nascere da portamenti loro,
non dallo stato in che si truovano; come in una comme-
dia o tragedia non è più in prezzo chi porta la persona
del padrone e del re che chi porta quella di uno servo,
ma solamente si attende chi la porta meglio.
B 151 [A 127]. Non è in potestà di ognuno eleggersi
el grado e le faccende che l uomo vuole, ma bisogna spesso
fare quelle che ti apresenta la tua sorte e che sono conforme
allo stato in che sei nato. Però tutta la laude consiste nel fare
bene e congruamente le sue; come in una commedia non è
manco laudato chi bene rapresenta la persona di uno servo
che quelli a chi sono stati messi in dosso e panni del re. In
effetto ognuno può nel grado suo farsi laude e onore.
217. Non vi guardate tanto di farvi inimici o di fare
dispiacere a altri che per questo lasciate di fare quello
che vi si appartiene; perché el fare l uomo el debito suo
gli dà riputazione, e questa giova più che non nuoce el
farsi qualche inimico. Bisogna o essere morto in questo
mondo o fare talvolta cose che offendono altri. Ma la
medesima virtù che è di sapere collocare bene e piaceri
si truova in sapere conoscere quando s hanno a fare e di-
spiaceri: cioè fargli con ragione, con tempo, con mode-
stia e per cagione e con modi onorevoli.
B 174. Non mancate di fare le cose che vi diano ri-
putazione, per desiderio di fare piacere e acquistare
amici: perché a chi si mantiene o accresce la riputazione
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corrono gli amici e le benivolenze drieto, ma chi preter-
mette di fare quello che debbe, ne è stimato manco. E a
chi manca la riputazione mancano poi gli amici e la gra-
zia.
218. Quegli uomini conducono bene le cose loro in
questo mondo, che hanno sempre innanzi agli occhi lo
interesse propio, e tutte le azione sue misurano con que-
sto fine. Ma la fallacia è in quegli che non conoscono be-
ne quale sia lo interesse suo, cioè che reputano che sem-
pre consista in qualche commodo pecuniario più che
nell onore, nel sapere mantenersi la riputazione e el
buono nome.
219. È ingenuità, chi è stato autore di una delibera-
zione o affermata una opinione, se innanzi ne vegga l es-
sito muta per qualche segno sentenza, confessarlo libe-
ramente. Pure, quando non è in sua potestà o non
appartiene a lui el correggerla, si conserva più la ripu-
tazione a fare el contrario: perché, ridicendosi, non può
più se non perdere di riputazione, perché sempre succe-
derà el contrario di quello che ha detto o nel principio o
innanzi al fine; dove, stando in sulla opinione prima, riu-
scirà pure veridico in caso che quella succedessi, la qua-
le può ancora succedere.
220. Credo sia uficio di buoni cittadini, quando la
patria viene in mano di tiranni, cercare d avere luogo
con loro per potere persuadere el bene e detestare el
male; e certo è interesse della città che in qualunque
tempo gli uomini da bene abbino autorità. E ancora che
gli ignoranti e passionati di Firenze l abbino sempre in-
tesa altrimenti, si accorgerebbono quanto pestifero sa-
rebbe el governo de Medici se non avessi intorno altri
che pazzi e cattivi.
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B 108 = A 84. Dico che uno buono cittadino e ama-
tore della patria non solo debbe intrattenersi col tiranno per
sua sicurtà, perché è in pericolo quando è avuto a sospetto,
ma ancora per beneficio della patria, perché governandosi
così gli viene occasione co consigli e con le opere di favori-
re molti beni e disfavorire molti mali. E questi che gli biasi-
mano sono pazzi: perché starebbe fresca la città e loro, se el
tiranno non avessi intorno altro che tristi!
221. Quando più inimici, che insieme ti solevano
essere uniti contro, sono venuti tra loro alle mani, lo as-
saltarne uno in sulla occasione di potergli opprimere se-
paratamente è spesso causa che di nuovo si riunischino
insieme. Però bisogna bene considerare la qualità dello
odio che è nato tra loro e le altre condizione e cir-
cunstanze per poterti bene risolvere quale sia meglio: o
assaltarne uno, o pure, stando a vedere, lasciargli com-
battere tra loro.
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