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molleggiante, la direttrice lasciò cadere dei  no :  no...
no, no... no..., no... no su tale scala che sembravano ca-
derle lungo la veste dalla quale con la mano, macchinal-
mente, li gettava via quasi volendo liberarla di un mi-
nuzzolo, da un filo o un grano di polvere.
Non la voleva rivedere, no, ma un tal distacco non era
indifferenza, si capiva bene.
«No... Ci sono passata due anni fa, ero a Settignano
per gli esami, in commissione».
«Perché non ti sei fermata?»
«Non ero sola, ero con l ispettore».
Remo non aveva aperto bocca e si manteneva di una
compostezza e di una grazia esemplare. In tutti quei so-
spiri, sorrisi, risate, rievocazioni, si era accorto solamen-
te che i denti della direttrice mettevano in valore quelli
delle zie; se n era accorto quando smesso insieme di ri-
dere per passare da un tema allegro alla malinconia, i
denti erano rimasti fuori a tutte e tre; quasi si fossero di-
menticate di ritirarli in bocca, tanto da non sapere, per
le facce divenute serie, se non li avessero lasciati fuori
per mordere.
Macché! Macché!
Questo curioso ragazzo, che aveva saputo compren-
dere e senza indugio di esser caduto bene fra le camicie
e le mutandine, aveva già capito un altra cosa importan-
te, essenziale, che quelle vecchie cavalle, anche quando
mostravano i denti o li lasciavano fuori per dimentican-
za, non erano lí per mordere, e mangiassero la biada o
spalancassero la bocca per nitrire rimaneva impassibile.
Né si prendeva sgomento del loro numero sempre cre-
scente, ma si mostrava lietissimo di vederlo crescere.
Fu rievocata la vita sentimentale.
«Cosa vuoi, noi... capirai...»
Dissero insieme l una con la voce l altra con gli occhi
le due sorelle:
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Letteratura italiana Einaudi
Aldo Palazzeschi - Sorelle Materassi
«Non abbiamo conosciuto che il lavoro... eccoci qui».
Nel punto di doverlo affermare a una terza persona,
la forte e selvaggia schiera degli Alfredi, Gaetani, Raf-
faelli e Guglielmi, con tutti i loro pregi inestimabili e gli
assurdi difetti, spariva come un manipolo di vigliacchi
non appena sia nell aria l odore della polvere.
«Lo so& lo so& »
La direttrice aveva sentito parlare delle loro abilità,
dei loro successi, conosceva le loro meritate fortune:
«Brave, benone, lo so che siete straordinarie». Ma
non quanto lei. «Sai con chi si parlò tanto di voi tempo
fa? Ti ricordi la Bettina Risaliti, ora Tirinnanzi? Veniva
spesso da noi la domenica, d estate... Ha i figlioli grandi,
sono stati tutti miei scolari, tre maschi e la femmina che
a Maggio si deve sposare, e quando si parlò del corredo
fu fatto il vostro nome, ma disse che siete troppo in su
per le sue forze, non ci può arrivare».
«Ah! Ah!»
Le Materassi non ricordavano la Bettina Risaliti, né sa-
pevano che fosse diventata Tirinnanzi, moglie di un piz-
zicagnolo quasi celebre, ma al riconoscimento del loro
grado chinarono il capo con modestia. Il lavoro le aveva
distolte da tutto, conclusero, e aveva fatto perdere anche
la memoria di tante e tante cose. Erano delle cucitrici,
delle ricamatrici, ecco tutto, e dovevano morire cosí:
«Oramai...»
Questo  oramai , però, non era definitivo nel modo
con cui veniva pronunziato; per chi capisce i toni e le
sfumature del linguaggio, c era rimasto nel fondo un
puntolino di luce che si poteva anche allargare, e al mo-
mento di riconoscerlo non avevano voluto ammettere la
realtà, e cioè che sarebbe finita proprio in quel modo,
che le possibilità di cambiare erano pronte, ma che loro
le avrebbero tutte respinte; l  oramai riguardava la loro
volontà, si erano esiliate dalla vita volontariamente, e
quel punto sarebbe rimasto tale e quale.
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Letteratura italiana Einaudi
Aldo Palazzeschi - Sorelle Materassi
La direttrice invece custodiva nella sua storia un
dramma a forti tinte: era stata abbandonata, pochi gior-
ni prima delle nozze, da un giovane maestro, suo colle-
ga, che sparí lasciandola col corredo pronto e le carte
fatte. Né mai si era potuto sapere la vera causa dell inat-
teso abbandono per parte del fellone. E siccome le so-
relle conoscevano bene questo dramma avvenuto
trent anni prima, negli ultimi tempi di permanenza sulla
via Settignanese, ella aveva ben poco da aggiungere.
«Te ne ricordi, eh?» disse placando l autorevole voce
e dondolando il capo, guardando Teresa in un istante di
abbandono del quale sentivi bene che aveva in mano le
guide, e che un batter di ciglio poteva far tornare alla
maniera forte. Ma no, no, una volta portatasi sopra i ter-
reni morbidi e sdrucciolevoli alla cara signora piaceva
ancora di slittare.
«Purtroppo!» rispose Teresa.
«Mio Dio!» aggiunse Carolina.
«È a Roma, già, direttore didattico».
Ecco la spiegazione della provvidenziale per quanto
tragica fuga. Un direttore e una direttrice! È mai possi-
bile? Li vedete due Napoleoni che vivono insieme? È
una cosa mostruosa, disumana, folle, che non fa nemme-
no ridere. Non si sarebbero ritrovati i coperchi delle ta-
bacchiere.
«Non l hai piú visto?» azzardò Teresa tornandole alla
memoria la figura del fuggiasco in partenza.
«Sí, una volta, a Firenze, cinque anni fa. Stette qui al-
cuni giorni per la morte della madre. Lo incontrai per
la strada, è molto cambiato, quasi irriconoscibile, ha i
capelli tutti bianchi. Fu il sangue che me lo fece ricono-
scere, me lo sentii salire tutto su, e poi scendere tutto
giú». Si scrollò intera quindi, inaspettatamente, s im-
pennò. «Ma gli passai davanti a testa alta». Alzò il capo
proprio come faceva Napoleone quando le cose volge-
vano al peggio.
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Letteratura italiana Einaudi
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«Del resto... cosa vuoi...»
Queste reticenze di Teresa accarezzavano vagamente
una possibile per quanto tardiva riparazione.
«Ma ha moglie!» urlò la direttrice ritornando tale, e
togliendo a Teresa ogni possibilità di procedere. «Ha
moglie» scandí aprendo la bocca e gli occhi per modo
che le sue parole divennero tanti circoli che si allargava-
no partendo dalla faccia, investendo e ingoiando l inter-
locutrice: «otto figlioli, otto, otto, capite?».
Dai quattro lati della stanza venne confermato quel
numero: otto! otto! otto! otto!
Se ci fosse stata Niobe avrebbe esclamato: «salute!».
E se il rispetto e la soggezione per la direttrice le avesse-
ro imposto il silenzio, avrebbe detto «salute!» ugual-
mente, con la testa, con le spalle, con le braccia, con le
mani, con un piede, non vi era direzione che glielo po-
tesse impedire. La gente semplice non ha bisogno della
bocca per parlare, e a lei piacevano tanto quelli che tira-
no a riprodursi senza economia:  Otto figlioli .
Teresa e Carolina guardavano l amica smarrite e sgo-
mente, e si guardavano l una l altra senza saper che ag-
giungere:
 Otto figlioli.
Tanto strazio di viscere che quel crudo le aveva rispar-
miato con la sua ignominiosa fuga, l era andato al cervel-
lo in tanta autorità. Ecco un altra utile spiegazione.
Con questo intermezzo di violini, e il finale strappo di
corde, si venne al presente, al viaggio di Ancona, le qua-
rantotto gallerie:  povera Augusta! Ah! Ah! .
La direttrice non si ricordava di Augusta, che doveva
essere una bambina al tempo dell amicizia con le sorelle,
non se ne ricordava, né si peritava a dichiararlo. La mor-
te della poveretta, il ritorno col nipote, finché tutti gli
sguardi e i sorrisi delle tre donne si concentrarono su di
lui. Fu abbastanza la voce nel dover confessare che un
ragazzo di quattordici anni, fisicamente cosí aitante, non
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possedeva la licenza elementare, ma aveva frequentato [ Pobierz całość w formacie PDF ]

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